I romani giudicano positivamente l’offerta culturale in città, e visto il quadro generale dei servizi offerti è sicuramente un successo e va sottolineato. Ma non ci si può accontentare perché la Capitale d’Italia deve tenere il passo con Parigi, Londra, Berlino.

Faceva giustamente notare Paolo Conti sul Corriere di ieri che dai devastanti giudizi del rapporto annuale dell’Agenzia per il controllo dei servizi pubblici, i romani una cosa l’hanno salvata: i servizi culturali. Tenuto conto del quadro generale, è già un successo ma non può bastare a una città come Roma, a una capitale che deve confrontarsi con rivali come Londra, Parigi, Berlino. La promozione basta per accontentarsi, ma sulla cultura accontentarsi non basta: «Se avete un giardino e una biblioteca, avete tutto ciò che è necessario», sentenziava Cicerone intuendo la potenza del bello coniugato al sapere. Il punto è che quel giardino e quella biblioteca non bastano più, non possono e non devono più appagare l’ambizione di una città che vuole creare, vivere, esportare cultura.

I romani sono così abituati a una realtà impoverita, malfunzionante, mediocre, che anche una mostra mediamente organizzata o un teatro dal programma accettabile sanno di buono, di bello, di speranza. La realtà è però sempre oggettiva oltre che soggettiva, deve misurarsi con altre e simili realtà. E quella realtà mostra capitali europee ben più stimolanti, organizzate, ricche di eventi. A chi obietta che non si può sempre sparare sulle cose che si fanno a Roma, torniamo a ripetere che non ci si può accontentare. Dato atto che qualcosa si muove, che dalle tenebre di un passato recente si diffondono luci di rinascita (o di Rinascimento) adesso è il momento di pretendere molto di più.

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