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Crunch: quando il lavoro diventa maratona

Negli ultimi anni, il settore tecnologico ha vissuto una trasformazione profonda e spesso brutale. Dal crunch time esasperato allo spettro dei licenziamenti di massa, il sogno dell’innovazione si è intrecciato con dinamiche lavorative sempre più precarie e stressanti.

Il termine crunch nasce nell’industria dei videogiochi, ma si è esteso a molte realtà tech. Indica periodi di lavoro intensivo, spesso non retribuito, in cui i dipendenti sono spinti a lavorare anche 80 ore a settimana per rispettare scadenze impossibili.

  • Origini nel gaming: aziende come Rockstar e CD Projekt Red sono state criticate per aver imposto ritmi insostenibili ai propri sviluppatori.
  • Effetti psicologici: burnout, ansia, depressione e abbandono del settore sono conseguenze frequenti.
  • Normalizzazione tossica: in molte startup, il crunch è visto come segno di dedizione, alimentando una cultura del sacrificio.

Licenziamenti di massa: il contraccolpo dell’automazione

Nel 2025, Amazon ha annunciato il licenziamento di 30.000 dipendenti, il più grande taglio della sua storia. La causa? L’adozione massiccia dell’Intelligenza Artificiale e della robotica, che ha reso superflui interi reparti.

  • Settori colpiti: risorse umane, pubblicità, gestione, servizi cloud e persino gaming.
  • Motivazioni ufficiali: riduzione dei costi, semplificazione della struttura, eccesso di assunzioni post-Covid.
  • Prospettive future: secondo il New York Times, entro il 2027 potrebbero essere tagliati fino a 160.000 posti.

L’AI come acceleratore e minaccia

L’intelligenza artificiale è al centro di questa rivoluzione. Se da un lato aumenta la produttività, dall’altro sostituisce intere categorie di lavoratori.

  • Solo l’11% delle aziende usa l’AI per ridurre il personale, ma il trend è in crescita.
  • Il 47% la impiega per aumentare ricavi e efficienza, creando un divario tra chi si adatta e chi viene escluso.

Verso un nuovo equilibrio?

La sfida per il futuro è trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità sociale. Servono:

  • Politiche di tutela del lavoro digitale
  • Formazione continua per adattarsi ai nuovi ruoli
  • Modelli aziendali che valorizzino il benessere, non solo la performance