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La Grande Tavolata della Vigilia: Come Cambia il Menù del 24 tra Nord e Sud

Il cenone del 24 dicembre è, per molte famiglie italiane, il momento più sentito delle festività. È una serata scandita da riti antichi e, soprattutto, dal rispetto ferreo della tradizione del “mangiare di magro”: niente carne, solo pesce e verdure per prepararsi alla solennità del Natale.

Tuttavia, attraversando la penisola, la definizione di “magro” cambia radicalmente, trasformandosi in una parata di sapori che riflette l’identità di ogni territorio.

L’Italia a tavola è un mosaico e il 24 dicembre è il giorno in cui questo si manifesta con più forza. Ecco un viaggio tra le tradizioni culinarie regionali più iconiche.

 

Nord Italia: Eleganza e Semplicità

Al Nord la Vigilia tende a essere più “leggera” rispetto al sontuoso pranzo del 25, ma i classici non mancano mai.

  • Veneto: Il protagonista assoluto è il Baccalà. Che sia mantecato su crostini di polenta o alla vicentina (cotto lentamente con latte e cipolle), non può mancare. Come primo, i bigoli in salsa (spaghetti grossi con acciughe e cipolla) sono un rito.

  • Lombardia: Si prediligono le paste ripiene ma rigorosamente senza carne, come i tortelli di zucca mantovani o ravioli di magro con ricotta e spinaci.

  • Piemonte: La tradizione vuole l’insalata russa e, spesso, gli agnolotti del plin in versione vegetariana.

Centro Italia: Il Trionfo dei Fritti

In Toscana, Lazio e Marche, la frittura è il profumo tipico della serata del 24.

  • Lazio (Roma): Il cenone romano è sinonimo di fritto misto. Si friggono broccoli, carciofi, mele e soprattutto i filetti di baccalà. Il primo piatto per eccellenza? Spaghetti con le alici o con il tonno.

  • Marche: Qui la tradizione si fa imponente con la regola delle 13 portate, che includono stoccafisso, spaghetti con le sarde e vari tipi di verdure gratinate.

Sud Italia: L’Abbondanza e il Rito del Pesce

Al Sud la Vigilia non è un pasto, è una maratona gastronomica.

  • Campania (Napoli): È forse la regione con il menù più codificato. Si apre con l’insalata di rinforzo (cavolfiore, sottaceti, olive), si prosegue con gli spaghetti alle vongole e si arriva al pezzo forte: il Capitone (l’anguilla femmina) fritto. Non mancano mai i frutti di mare crudi.

  • Puglia: Regnano sovrane le pittule (frittelle di pasta lievitata) e il baccalà fritto o arrostito, accompagnato dalle immancabili cime di rapa.

  • Calabria: Qui il menù ruota attorno alle “tredici portate” e al baccalà in umido con patate e olive.

🏝️ Sicilia e Sardegna: Sapori tra Terra e Mare

  • Sicilia: A Palermo il 24 non è Natale senza lo sfincione, una pizza alta e soffice condita con salsa di pomodoro, cipolla, acciughe e origano. Il baccalà fritto in pastella è un altro pilastro immancabile.

  • Sardegna: Si gustano spesso i culurgiones (ravioli di patate e pecorino) conditi con sugo semplice, o la fregola ai frutti di mare.

Il Gran Finale: I Dolci

Se il menù varia, il gran finale vede l’Italia riunirsi. Oltre a Panettone e Pandoro, ogni tavola della Vigilia si riempie di piccoli tesori regionali:

  • Struffoli al Sud (palline di pasta fritta al miele).

  • Pangiallo nel Lazio.

  • Panforte in Toscana.

  • Torrone in diverse varianti da Cremona a Benevento.

Nota di stile: Il menù del 24 non è solo cibo, è memoria. Ogni famiglia aggiunge una variante, un “ingrediente segreto” tramandato dalla nonna che rende quella tavolata unica al mondo.