Passiamo da un’immagine perfetta all’altra, senza riuscire a smettere di “scrollare”. Mettiamo like su foto che illustrano colazioni perfette, outfit impeccabili, sorrisi smaglianti, attratti dall’allegria e dalla gioia che trasudano. E ci sentiamo sempre peggio. Un articolo comparso sul Guardian prova a portare alla luce proprio questo aspetto di Instagram: se è stato creato per essere “friendly”, perché fa sentire le persone così tristi?
Promuovendo stili di vita perfetti, il social network basato sulle immagini non fa altro che farci venire sempre più dubbi sulla nostra esistenza, su quanto essa sia o meno “instagrammabile”, felice. “Se Facebook dimostra che tutti si annoiano e Twitter prova che ognuno di noi è cattivo, Instagram ci fa preoccupare del fatto che tutti siano perfetti, tranne noi”, scrive il giornalista Alex Hern.
“A differenza di Twitter, Instagram appare come il social network più ‘friendly’ immaginabile. È una community basata sul visuale, in cui il metodo di interazione primario è il doppio click su un’immagine per mettere il like, è una community in cui i post che diventano virali tendono a diventarlo per la positività che esprimono invece che per l’indignazione e in cui molti degli account più seguiti appartengono a famosi gatti e cani. Quindi come è possibile non amarlo?”, si legge ancora sul Guardian.
Ecco che arriva il “ma”: “Per un numero sempre maggiore di utenti (e per gli esperti di salute mentale), il problema di Instagram è proprio questa positività. Il sito incoraggia i suoi utenti a presentare un’immagine attraente, allegra che altri potranno trovare nel migliore dei casi ingannevole e nel peggiore dei casi dannosa”.
E nel caso ci fosse bisogno di una prova, eccola: quanto accaduto alla fashion blogger Scarlett Dixon dimostra che – forse – gli utenti sono sempre più consapevoli di quanto fuorvianti siano le foto costruite e, benché ne siano attratti, iniziano a rendersene conto. La 24enne ha di recente postato un’immagine della sua colazione perfetta circondata da palloncini. Il post è sponsorizzato: sul comodino, infatti, c’è una bottiglia di Listerine.
La foto è stata ripostata su Twitter: “Instagram è una fabbrica di bugie ridicole creata per farci sentire inadeguati”, scrive l’utente Nathan. Il suo tweet è diventato virale, con più di 111mila like, provando di aver colto nel segno: a commento sono in tanti a scagliarsi contro la fashion blogger e, più in generale, contro quella vita costruita ad arte. “Scoppiamole i palloncini”, scrive qualcuno. Mentre in un altro commento si legge: “Chi lascia il Listerine sul comodino? Un serial killer, ecco chi”.
La fashion blogger è diventata, dunque, capro espiatorio di una situazione giunta al limite, ma si è difesa: “La mia bacheca non è reale. Intendo dire che chi passa il tempo in città bellissime, con un gelato in mano e con il sorriso perennemente stampato in faccia? È costruita, ragazzi”. Eppure non crede di far male a qualcuno: “Non penso che i miei contenuti possano danneggiare le giovani ragazze, ma sono d’accordo sul fatto che Instagram possa dare false aspettative alle persone”.
Da tempo, in ogni caso, gli esperti hanno “smascherato” il pericolo che si nasconde dietro questo social network. Niamh McDade della Royal Society for Pubblic Health inglese ha spiegato al Guardian i suoi timori: “Instagram, ad una lettura superficiale, può sembrare molto friendly. Ma scrollare senza fine, senza interazioni non ha affatto un impatto positivo sulla salute mentale e sul benessere. Inoltre non si ha un vero e proprio controllo su quello che si vede. E spesso si vedono immagini che rappresentano una realtà che non esiste. Questo danneggia in particolare ragazzi e ragazze”. Il meccanismo che si innesca – e che è difficile disinnescare – è il seguente: “Magari c’è qualcuno che guarda una bacheca piena di macchine e questo gli dà ansia e depressione perché pensa che non riuscirà mai a permettersele”.